domenica 3 ottobre 2010


Inaugurazione

Sabato 16 ottobre 2010, h 20.30

17 ottobre – 20 novembre 2010

“I MACELLI”
Certaldo
Piazza Macelli




Michele Tajariol

Dentro c'erano tutte le ricchezze semplicissime, solo cose che hanno senso nell'esistenza”
                                                                                                                                        Irene Kowaliska



Ha girato con il furgone per discariche o industrie dismesse dove ha trovato quei pezzi, rifiuti del homo consumens, l'uomo contemporaneo, che servivano alla sua intimità, al suo spartito per comporre l'opera.

Non tutti sono buoni per la composizione. Lo spartito ha bisogno delle note giuste, da accostare bene insieme, per creare la sinfonia finale.

Questa è stata l'operazione per “Disgreganze e Reversibilità”di Michele Tajariol, l'installazione che è velo, pellicola, maschera de “I Macelli”.

Disgreganze appunto, parola che nasce dalla sua ricerca, come i suoi oggetti non-oggetti (squartati fra tanti e ricomposti in altro modo) e che ben richiama al primo degli aspetti cruciali dell'installazione, poiché la maschera non ha connessioni con il contenuto dell'edificio, con la musica e il teatro, ma è un corpo autonomo.

Diversamente dalle installazioni intese nell'accezione comune, quella di Tajariol è effimera, non permanente; Reversibilità, perché fra poche settimane il suo posto, sarà un'altro o altri, poiché versatile pure allo smembramento.

Le componenti inoltre, sono intercambiabili, flessibili al diverso contesto, al cambiamento in progress,  sono variabili indipendenti, note scritte temporaneamente da Tajariol per quel preciso momento.

L’artista guarda e osserva, prende alcuni pezzi da una carcassa ed altri da un'altra, li riunisce, li cambia un pò, li leviga, accorcia, toglie qualcosa, li anima e, di nuovo, li ricompone, materializzandoli in un organismo vivo, la sua opera, ove il dialogo è fra i pezzi, per noi, con lui.
E' questo il principio dell'opera, il meccanismo con la quale si crea e vive; la sua natura è mutevole.

Il valore è spostato quindi dal pezzo finito alla composizione.

Ciò che conta e viene messo in evidenza è la lettura della facciata e lo studio compositivo finale; come e dove sono posti i singoli elementi.

La poetica e la metodologia del fare artistico di Tajariol avrebbero forse molto da dire alla contemporaneità, alla nostra società post-moderna. Lo stesso itinerario nomade degli scarti industriali, da completamente immersi nel loro uso domestico e non che l'uomo ne fa, al successivo rifiuto e abbandono, poiché ormai inconsumabili, e che poi vengono ripescati ed accolti in una delle dimensioni più alte per spiritualità e valore sociale, la produzione artistica, è forse l' aspetto più evidente. Come se fosse una sorta di salvazione a quella produzione di rifiuti, che la società capitalistica volontariamente produce, con atti e azioni ufficiali di sistema malato. L'arte di Tajariol, mette in risalto questo aspetto e se ne prende cura.

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