sabato 20 novembre 2010




Inaugurazione


Sabato 27 novembre 2010, h 20.00
  
“I MACELLI”
Certaldo
Piazza Macelli n°8 



Lorenzo Ciacciavicca


Itaca ti ha dato un bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos' altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio... già avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

I.               Kavafis




Banchi di scuola.

File di banchi o a ferro di cavallo, come se fossero imbrigliati fra sé.

Finestra dai vetri sporchi, sudici, l'esterno si vede ma male, i giochi del parco sono macchie.
Accanto all'infisso; grembiule bianco e crocifisso.

Solo tre fra le immagini che corrono e ricorrono, fra due poli: luce bianca del neon, interna, luce grigia del sole di una giornata piovosa, esterna.

E' fra questi due poli, in questa metafora, che si spiega e sviluppa la riflessione di Lorenzo Ciacciavicca sulla scuola, l'istituzione dell'educazione.

La luce del sole si identifica con la curiosità personale, spontanea e naturale di ciascuno di noi, quella scintilla che ci spinge a conoscenza di mondi e al viaggio di saperi, senza obblighi, impegni doverosi, scadenze temporali, in una serenità che cede ad un'utopica (?) felicità, dai molti insegnamenti spesso sobillata.

A questa, inesorabile si contrappone quella del neon, luce artificiale, di un bianco disonesto, impuro e falso, simbolo di un percorso che è ammaestramento, indottrinamento, ricatto morale per ribadire un potere ingiusto, perchè non deciso da chi lo subisce.

La colonna sonora scritta da Teemu Eerola, musicista che vive e lavora a Helsinki, è fedele compagna del racconto diegetico; sono note tratte da un testo di musica popolare finlandese che viene cantato nell'ultimo giorno di ogni anno scolastico e per questo, richiamo subliminale di una condizione oppressa prossima alla libertà.
I suoni degli alunni nei corridoi ed i rumori dell'aula, anche questi curati da Eerola, ribadiscono ulteriormente il significato della dialettica già avviata dal contrasto delle luci; oppressione e libertà, costrizione e curiosità, rituale e naturalezza.

L'occhio di Lorenzo si muove nella stanza della scuola elementare, rimembra passati visti, vissuti, sofferti; tremolante, ripresenta e rivela (poiché è questa la forza d'espressione del mezzo cinematografico), una realtà che è istituzione, bieco pilastro di un potere forzatamente disumano.
Il racconto filmico è rinchiuso in bande nere, citazioni dirette di una ricerca artistica nata e cresciuta con la camera da presa. Ma sono anche quelle briglie, quelle costrizioni imposte dal soggetto educazione, che rendono monco il nostro punto di vista, uccidono invisibilmente la nostra naturale ed umana curiosità, il nostro poter pensare un'alternativa al reale.
Un’educazione che è semplice anticamera, preambolo di un sistema ove l’essere umano è al margine, al bordo di una linea tracciata e segnata dal profitto economico, che forma esistenze scarne e vuote, assassino di passioni, idee, valori; gli unici addendi di una somma che dà alla vita la dignità di essere vissuta.
Lorenzo, dall'aula della scuola elementare, riprende e propone la realtà dell’istituzione, sullo schermo di un vissuto, lasciando che siano le immagini a commentarsi.
E' artigiano del dubbio, regista della denuncia; il video è critica sociale, composta da immagini e per le immagini.



Tommaso Capecchi



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FU ORA

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